La valutazione del rischio e la prevenzione della violenza in sanità
Piacenza, 18 Mar – Come ricordato nell’articolo “ Minacce e aggressioni sui luoghi di lavoro: mobbing e malattie da stress”, ben 4800, nel triennio 2019-2021, sono i casi accertati che sono imputabili a minacce e aggressioni sui luoghi di lavoro e che hanno interessato gli operatori sanitari. Il 37% è “concentrato nel settore assistenza sanitaria, che include ospedali, case di cura, istituti, cliniche e policlinici universitari, il 33% nei servizi di assistenza sociale residenziale, che comprendono case di riposo, strutture di assistenza infermieristica e centri di accoglienza, mentre il restante 30% ricade nel comparto dell’assistenza sociale non residenziale”.
Partendo da questi dati torniamo a parlare del problema della violenza nel comparto sanità con riferimento al convegno “La sicurezza degli operatori in sanità. Educare alla prevenzione e alla gestione del conflitto e della violenza” che, organizzato da FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) e dall’Azienda Usl di Piacenza, si è tenuto a Piacenza il 9 marzo 2023.
Ci soffermiamo oggi, in particolare, su un intervento che si sofferma su due aspetti molto importanti: la valutazione dei rischi e le misure di prevenzione.
Il rischio di violenza in sanità: i dati e il clima di sfiducia
L’intervento “Valutazione del rischio di violenza nelle strutture sanitarie e nelle strutture territoriali”, a cura di Mara Bernardini (Dirigente Area Tutela della salute nei luoghi di lavoro – Assessorato politiche per la salute – Regione Emilia-Romagna) si sofferma sulla epidemiologia del fenomeno, sull’analisi delle nuove connotazioni del rischio e sulle azioni di prevenzione messe in campo.
Si sottolinea che l’ effetto della violenza sul luogo di lavoro, riconosciuta ormai come un importante problema di salute pubblica nel mondo, “si ripercuote anche sugli altri membri dell’equipe. Si genera di conseguenza un clima di sfiducia, di ostilità e di paura, e vengono meno le basi del lavoro di gruppo e della condivisione degli obiettivi, ripercuotendosi sull’operato dei singoli e sulla qualità delle cure prestate dal gruppo”. E il comportamento violento avviene spesso “secondo una progressione che, partendo dall’uso di espressioni verbali aggressive, arriva fino a gesti estremi quali l’omicidio”. E proprio la conoscenza di tale progressione “può consentire al personale di comprendere quanto accade ed interrompere il corso degli eventi”.
Le statistiche ci dicono che “circa 85% delle aggressioni è commesso dagli stessi pazienti di cui il 25% di essi risulta essere affetto da disturbi psichici e circa il 6% è sotto l’influsso di droghe/alcool”.
Il rischio di violenza in sanità: riflessioni per la valutazione del rischio
Il documento riporta poi utili considerazioni sui dati ed alcuni elementi per la valutazione del rischio (anche con riferimento ad alcune indicazioni della Regione Emilia-Romagna:
- “Analisi dati infortuni: rappresenta circa il 2% (1,8) del totale degli infortuni riconosciuti in Sanità, fenomeno contenuto nella numerosità e sostanzialmente stabile negli anni
- Analisi segnalazioni da parte degli operatori numericamente maggiori delle denunce di infortunio e con tendenza in crescita negli ultimi anni
- Non tutte le aggressioni esitano in un infortunio quindi è necessario che esistano diversi sistemi di segnalazione (es. vigilanza)
- Analisi dei luoghi di lavoro in riferimento al rischio specifico
- Analisi dell’organizzazione del lavoro
- L’adozione di strategie di intervento mirate e le indicazioni della Regione per l’adozione di un programma specifico aziendale per la prevenzione della violenza sugli operatori ha sicuramente contribuito ad una maggiore caratterizzazione del fenomeno e al suo contenimento
- Gli interventi di informazione e formazione effettuati in questi anni nelle Aziende Sanitarie hanno fatto aumentare la sensibilità degli operatori alla segnalazione degli eventi anche se ancora oggi il quadro non è ancora esaustivo del fenomeno, inoltre va sviluppato l’aspetto della comunicazione
- Rimane aperto il tema delle Aree Psichiatriche e delle Dipendenze che per la tipologia dei pazienti e per la specificità dell’assistenza necessitano di strategie di intervento diversificate da quella messe in atto nelle altre aree clinico assistenziali”.
Il rischio di violenza in sanità: linee guida e misure di prevenzione
Le slide si soffermano poi sulle azioni di prevenzione messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna con specifico riferimento alle “Linee di indirizzo per la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori dei servizi sanitari e socio-sanitari”, precedute, a loro volta, da:
- Raccomandazione del Ministero della Salute n. 8 di novembre 2007
- Raccomandazione dell’Agenzia Sanitaria della Regione Emilia-Romagna del maggio 2010
Questi gli obiettivi del documento:
- “Promuovere una politica di prevenzione del fenomeno della violenza sugli operatori sanitari nelle aziende sanitarie regionali
- Aumentare la conoscenza del fenomeno e dei suoi determinanti
- Programmare e implementare misure (strutturali, tecnologiche, organizzative e formative) che consentano la riduzione del rischio di comportamenti aggressivi e di atti di violenza contro gli operatori sanitari
- Promuovere la diffusione di competenze da parte degli operatori per valutare, prevenire e gestire tali eventi
- Promuovere l’offerta di supporto psicologico e/o sanitario al lavoratore che subisce l’atto di violenza, qualora necessario”.
Si indica che la prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori sanitari “richiede che l’organizzazione sanitaria identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie ritenute più opportune. A tal fine, le strutture sanitarie devono mettere in atto interventi di prevenzione della violenza che dovranno essere applicati in relazione al contesto e alle valutazioni di rischio effettuate:
- Esplicitazione dell’impegno programmatico della Direzione
- Analisi del contesto lavorativo
- Definizione ed implementazione di misure di prevenzione e controllo”.
Veniamo ad alcune misure strutturali e tecnologiche:
- “progetti di nuova costruzione o di modifica delle strutture esistenti
- sistemi di allarme o altri dispositivi di sicurezza (pulsanti antipanico, cellulari)
- impianti di videoregistrazione a circuito chiuso nelle aree ad elevato rischio
- accessi con sistemi a badge o elettronici,
- installazione di sistemi di illuminazione idonei e sufficienti
- ecc…”.
E ad alcune misure organizzative:
- “interfaccia operativa con le Forze dell’Ordine e potenziamento dei servizi di vigilanza interni
- procedure atte a garantire la sicurezza nel caso di gestione di pazienti con comportamenti violenti potenzialmente aggressivi (es. strutture della Salute Mentale)
- diffusione e utilizzo di strumenti di segnalazione degli episodi di violenza
- scoraggiare il personale dall’indossare monili
- supporto (psicologico, sanitario, legale e medico-legale, amministrativo) per operatori che subiscono episodi di violenza”.
L’intervento si sofferma poi sulle indicazioni per la formazione del personale e fa una sintesi cumulativa degli interventi effettuati dalle aziende sanitarie della Regione per la prevenzione del fenomeno della violenza sugli operatori sanitari.
Si ricorda a questo proposito che “tutte le aziende hanno una specifica procedura per la gestione delle segnalazioni e dei casi di violenza sugli operatori sanitari, nonché tutte hanno adottato la scheda di segnalazione degli episodi proposta e hanno realizzato interventi di formazione per gli operatori”.
Fonte: puntosicuro.it